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Concetta Modica

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Concetta Modica

Concetta Modica è interessata a ribaltare gli oggetti storicizzati, appartenenti alla cultura millenaria della Sicilia, elaborandoli e restituendoli in forme nuove. Scompone la materia, utilizzando i medium artistici più diversi, come video e istallazioni, per raggiungere risultati parossistici, ironici, emblematici.

Le opere presenti in mostra hanno come filo conduttore, oltre alla trasformazione e alla decostruzione di oggetti, l'universo infantile, non tanto come mondo abitato da bambini o a loro rivolto, ma come idea ludica e innocente presente in ognuno di noi.

Così la Fontana da tavolo, una vecchia vasca d'alluminio dove i genitori dell'artista le facevano il bagno, da oggetto intimo e privato diviene una fontana e la scritta 'aeternus puer' invita e seduce a credere che sia possibile rinnovarsi alla fonte dell'eterna giovinezza, alla ricerca, forse, della purezza perduta. È la fontana dei desideri e dei sogni, la culla d'acqua delle origini che rinnova la speranza di divenire 'altro' pur nella consapevolezza di attingere ad una fonte che si rigenera continuamente dalla stessa acqua che, pur guizzando allegramente verso l'alto, non va mai perduta, quasi a ricordare che possiamo essere 'nuovi' solo recuperando ciò che eravamo. Gli 'aeterni pueri' siamo tutti noi, la nostra parte più intima, irriducibile, il nostro essere sempre e comunque grandi bambini che conoscono curiosità, stupore ed entusiasmo e vogliono ridere e sorridere per guardare il quotidiano con fiducia, disponibilità e humor. Così il pesciolino rosso di casa è un testimonial per la pubblicità dell'olio da friggere, come un aeroplano con uno striscione attaccato alla coda (spaziolibero 2003); un carretto siciliano, annullato con il bianco e decomposto pezzo per pezzo, è istallato come un fossile giurassico, di cui è schedata l'anatomia in cartelle cliniche (Carretto, 1999).

Non c'è mai malinconia nei lavori di Modica, non c'è nostalgia: il romanticismo e l'affetto, che pur esistono, sono un fatto intimo e privato e l'opera diventa 'altra forma' per essere di tutti, spogliata da ogni riferimento autobiografico anche se inevitabilmente arricchita dalla memoria personale. L'artista controlla piuttosto con l'uso dell'ironia gli eccessi del sentimentalismo e recupera sentimenti antichi donando loro vitalità nuova e universale.

Durante la gravidanza ha sfilato una coperta di lana della sua infanzia, confezionata dalla nonna, per ritesserla in una suggestiva istallazione (excoperta 2004, Bergamo) in cui, ordinando i fili in modo cromatico, ha creato un micropaesaggio che rappresenta un telaio armonico, un nuovo strumento musicale capace di produrre suoni e rumori col tocco delle lane.

Un quadro per un salotto di una famiglia milanese è tessuto con i disegni delle piccole di casa, utilizzando non tubetti di colore ma i fili di ex coperta, campionati nella parte inferiore della tela (La coperta di mia nonna nel living Capaccioni/Altieri 2005). Il ritratto di una storia familiare privata diviene universale e i fili della nonna abbandonano la sfera intima dell'artista e dei suoi ricordi per divenire veicolo di nuove storie e nuovi sentimenti. Il grande spazio bianco su cui si ritagliano le figurine colorate altro non è che vuoto che accoglie le forme (segno evidente dell'approccio tridimensionale, testimoniato dalla preferenza per la scultura e le istallazioni). Non c'è però intento narrativo, anche se l'artista ha il progetto di realizzare su commissione nuovi lavori riproducendo racconti e simboli di altri: ciò che le preme è realizzare 'altro' con ciò che era una coperta, ottenendo una 'forma pura' da ciò che era un ricordo della sua infanzia. Il 'recupero' non finisce qui: l'idea è quella di far viaggiare ancora la coperta, che ha già attraversato l'Italia, per realizzare arazzi ripercorrendo le orme di artisti che hanno segnato la storia dell'arte contemporanea: portando la coperta oltre i confini della propria storia, la citazione diventa nuova realtà e la memoria diviene Memoria. Il dato personale alla fine comunque scompare, per lasciare posto al mistero.

Concetta Modica (Modica, RG, 1969) ha lasciato la Sicilia per completare gli studi artistici all'accademia all'Accademia di Brera e all'UDK, l'Universitat der Kunst di Berlino. Ha frequentato i l Corso Superiore di Arti Visive Antonio Ratti a Como con Giulio Paolini nel 2002. Ha partecipato a mostre in viafarini a Milano e a Como e al concorso Vigna per gli Artisti a Vinci (Fi); nel 2004 le è stata dedicata una personale al GAMEC (Galleria d'arte moderna e contemporanea) di Bergamo-Spazio Palestra. L'artista parteciperà in settembre alla XII Biennale di Napoli dei Giovani Artisti del Mediterraneo. Vive a Milano.


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